Quadreria





Questi lavori si collocano a metà tra lo studio del linguaggio della Pittura e una serie di
suggestioni avute nel corso del tempo.
Mi sono trovata, nel museo dell'Hermitage, in un gennaio freddissimo, davanti a
una piccola teca che conteneva la Riza (copertura metallica sbalzata) di una icona, senza però
la tavoletta dipinta, poggiata su un velluto bordeaux. In essa stava tutta la presenza
dell'icona, in quella sagoma senza più una identità, resa solo dalla decorazione che
solitamente le faceva da orpello.
Poi, davanti a una quadreria sempre all'Hermitage, che rappresentava tutti i generali
dell'esercito russo che avevano combattuto per la patria, laddove mancava il ritratto per morte
avvenuta, era stata lasciata la cornice vuota con l'etichetta del nome. Sarebbe stata l'assenza
all'interno di una serie di pitture, che proprio nella serialità diventavano decorazione, a
rendere più forte la loro presenza.
Da un lungo pensiero sulla decorazione casalinga nella nostra memoria, ho scovato le carte
da parati, le vecchie e consunte decorazioni in cui rimane traccia, tempo dopo, dei quadri,
delle fotografie, delle memorie familiari divenute parte integrante delle pareti.

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